Gli ideali di Malcolm X
Malcolm X era un povero bambino del Michigan, di una modesta famiglia martirizzata dal Ku Klux Klan, un giovane delinquente imprigionato per diversi anni e poi icona della liberazione nera. Aveva diversi nomi, diverse vite, e i suoi discorsi furiosi continuano a suscitare un vivace dibattito.
"Mi sbatterono nella Charlestown State Prison, vicino a Boston, e, dai miei compagni di cella, mi guadagnai il soprannome di Satana. Quando ripensavo alla condanna mi infuriavo. Riversavo la mia ira sulle guardie carcerarie, su Dio e sulla religione in generale. Non ero amico di nessuno e non davo confidenza... Ero arrabbiato con il mondo e, in particolar modo, detestavo le ingiustizie di cui era pieno.
Volevo conoscere tutto; non credevo nelle parole della Bibbia e dovevo trovare la mia verità . M'avvicinai a Nietzsche, Kant, Erodoto, nella ricerca sfrenata di tutti i perché. Misi da parte il fumo, le droghe e il gioco d’azzardo, mentre diventavo sempre più consapevole della situazione dei neri negli Stati Uniti.
Durante la mia reclusione, ricevetti una lettera da mio fratello Reginald; mi spiegava la realtà della Nation of Islam, la NOI. Mi chiedeva di unirmi a loro per sostenere la lotta contro le ingiustizie che i neri dovevano subire; si definivano una setta islamica militante.
Difendevano anche la tesi per la quale gli schiavi africani erano originariamente musulmani, prima di venire catturati, e, di conseguenza, tutti i neri avrebbero dovuto riconvertirsi all'Islam. La NOI era, inoltre, un gruppo nazionalista nero, che auspicava la creazione di una nazione nera separata all'interno degli Stati Uniti.
Subito mi sembrò un monte di stupidaggini, ma il tempo fece crescere il germoglio che la NOI aveva seminato in me."
L'Africa era al centro del suo pensiero, l'Africa come terra di origine, spazio geografico ma anche entità culturale e spirituale, l'Africa come cemento di un'identità e di un orgoglio da restaurare.
Di Enea, autore del tour "Malcolm X. Respect".